venerdì 3 luglio 2015

Come siamo cresciuti male

Dialoghi con Sofia 8

Klee_Angelus_Novus_
Siamo nel 2015, dunque quelli che sono nati nel 1950 hanno 65 anni. Si tratta della generazione che non ha conosciuto la guerra e che è cresciuta negli anni del “miracolo economico” e che aveva 18 anni nel 1968. Una generazione dunque che ha conosciuto, nel corso della sua carriera, un miglioramento sensibile delle condizioni di vita, anche se poi il trend si è un po’ fermato.
Questa generazione ha conosciuto lo sviluppo impetuoso della scuola di massa, con la progressiva riduzione dell’analfabetismo, la diffusione dei mezzi di comunicazione (quando, dicono i sociologi, anche la RAI faceva cultura e assolveva a un ruolo importante di formazione del Paese). Ha conosciuto anche la più grande impennata di consumi che la storia del nostro Paese ricordi, con la mobilizzazione della popolazione, le vacanze d’estate, i viaggi, ecc… Questa generazione ha conosciuto anche, negli anni Ottanta l’introduzione dell’informatica e ha potuto essere testimone della nascita e dello sviluppo di Internet. Questa è stata forse, dopo quella della Resistenza, la generazione più politicizzata. È la generazione che ha avuto il mito di Che Guevara sulle magliette, che ha conosciuto Don Milani, che leggeva Linus e seguiva la musica Rock. È stata la generazione della rivoluzione sessuale e dell’affermazione della laicità e dello scardinamento dei costumi della tradizione.
Tutti quelli che oggi hanno meno di 65 anni sono nati dopo. Molti di quelli che hanno meno di quarant’anni sono praticamente figli di questa generazione. Ebbene, ora che i giochi sono fatti, ora che abbiamo dato quel che potevamo, a contemplare il paesaggio umano che ci circonda non c’è che da restare desolati.
La prima cosa che balza agli occhi è un colossale analfabetismo di ritorno. A parte le statistiche che ci collocano sempre agli ultimi posti, siamo circondati da gente che si esprime con marcati accenti dialettali e che probabilmente non riesce a mettere in fila le duemila parole di De Mauro. È quella gente che nelle interviste televisive riporta i peggiori luoghi comuni o mostra di non capire i termini della questione. Da dove sono venuti fuori tutti quelli che affollano gli stadi, lanciano cori razzisti, fanno a botte con la squadra avversaria?
La seconda cosa che balza agli occhi è la corruzione: quella generazione che aveva riscoperto i valori ha generato dopo di sé la più grande ondata di malaffare e di corruzione della nostra storia, dagli evasori fiscali, ai fancazzisti, ai distributori e procacciatori di favori, fino al vero e proprio crimine organizzato, per non dimenticare il crimine dei colletti bianchi.
Un’altra cosa ancora è l’assoluta mancanza di senso civico e l’assoluta indifferenza nei confronti delle istituzioni. È vero che la politica delude, ma è altrettanto vero che i delusi non hanno mai fatto nulla per correggere la politica. Se ne sono semplicemente fregati. Quella metà di elettori che non va più a votare non sono santi scandalizzati dal male che c’è nel mondo, sono piuttosto dei menefreghisti che mirano solo al loro particulare.
I giovani che sono cresciuti dopo di noi, quelli super vitaminizzati, palestrati, allevati dai genitori che conoscevano la psicologia, istruiti da docenti che conoscevano le moderne scienze dell’educazione, abituati a non stressarsi, a esprimersi creativamente, liberi sessualmente e mantenuti in casa dai genitori fino a quarant’anni, il men che si dica è che sono degli irresponsabili in tutti i sensi. Le donne che sono venute dopo di noi avrebbero dovuto per lo meno beneficiare della rivoluzione femminista, avrebbero dovuto portare la loro rivoluzione nel mondo tradizionale maschilista. È terribile costatare che questa “differenza” proprio non si vede.
La volgarità e la stupidità dilagano ovunque. L’élite ha trovato i suoi modi élitari di essere volgare e stupida e la massa ha fatto altrettanto. I media rispecchiano costantemente il tutto. La politica rincorre la volgarità e la stupidità, cercando di assomigliare alla massa.
A parte il desolante panorama sociale, politico e culturale, è impressionante la quantità di gente fatta male che c’è in circolazione. Se una generazione non è riuscita a cambiare il mondo, si potrebbe almeno presumere che sia riuscita a cambiare se stessa, individualmente. Quelli che ci hanno provato, almeno loro, potrebbero almeno mostrare di essere cresciuti bene, di avere sviluppato delle personalità mature, equilibrate, coerenti. Mostrare di avere bene realizzato almeno in proprio il modello che si prefiggevano di realizzare per tutti gli altri. Invece siamo sempre più circondati da veri e propri relitti umani mal riusciti, pieni di storture tanto da evocare il famoso legno storto dell’umanità di Kant.
Il risultato in questa situazione è che i pochi che ancora hanno voglia di sbattersi per cambiare le cose restano sempre più isolati e comunque, quando si mettono intorno a un tavolo, non hanno più alcun linguaggio comune, nessuna abilità tattica e strategica, nessuna razionalità operativa e perseveranza nel condurre l’azione. Anche i più impegnati mostrano gravi contorsioni nella personalità, assenza di capacità di ascoltare, forme incredibili di egocentrismo, espressioni confusionarie, superficialità, chiacchiere di quart’ordine, inconcludenza. Il minimo è che la conflittualità è sempre assai elevata, i gruppi si sfaldano continuamente. Gli unici che profittano, in questa situazione, e che resistono, sono i culi di pietra mediocri che prosperano sullo sfascio e che occupano silenziosamente tutte le posizioni occupabili per farci le cose mediocri che soltanto loro sanno fare.
Ci eravamo davvero illusi. Credevamo di essere la generazione che avrebbe cambiato il mondo e la storia. Con ogni evidenza, dobbiamo rivedere tutte le nostre vecchie idee sulla modernizzazione sociale, culturale e politica. Non basta una generazione per diventare moderni. Si ha l’illusione di essere proiettati in avanti, ma poi ci si ritrova inspiegabilmente più o meno al punto di partenza, se non in condizioni peggiori. L’angelo della storia non sa più dove andare e continua a girare a vuoto.
 
3/07/2015
                                                                        Giuseppe Rinaldi