lunedì 17 novembre 2014

Il viaggio di Parmenide alla Dimora della Notte (parte 2/2)

Selene_s
In quel che segue verrà presentato il testo del proemio in una versione di lavoro, opportunamente rivista e resa comprensibile da un punto di vista puramente storico - filosofico. È il caso di precisare che il testo che segue non va assolutamente inteso come una nuova traduzione o come un nuovo commentario. Ciò cadrebbe assolutamente al di fuori, soprattutto delle competenze, ma anche delle intenzioni dell’autore. Il testo costituisce piuttosto il tentativo di mettere a punto, confrontando tra loro le varie traduzioni e i vari commentari esistenti, una versione che sia precisa e attendibile dal punto di vista storico filosofico e, soprattutto, che sia allineata con il più recente dibattito interpretativo. L’intento è che questo testo possa costituire una guida utile per chi voglia studiare, problematizzare e comprendere la filosofia Parmenide, al di là delle mistificazioni vecchie e nuove.
Questo lavoro, che ha un carattere del tutto personale e che è senz’altro suscettibile di miglioramenti, nasce dalla totale insoddisfazione per le traduzioni che circolano nel nostro Paese, che hanno l’effetto di rendere incomprensibile il pensiero di Parmenide, quando non di stravolgerlo dal punto di vista ideologico, rendendolo al più compatibile con scadute interpretazioni idealistiche o spiritualistiche. Per questa esigenza di chiarezza è stata abbandonata qualsiasi pretesa di riprodurre l’andamento del verso epico parmenideo. È anche stato abbandonato, ove ritenuto possibile, il linguaggio ottocentesco pesantemente retorico - letterario a base di “fanciulle”, “giustizia che molto punisce”, “soavi parole” e simili sciocchezze. Non trattandosi di un lavoro specialistico, nelle note al testo, quando si sono dovuti citare i termini originali in greco, si è adottata la traslitterazione comunemente usata.
 
Frammento 1
 
Le cavalle, che mi portano fin dove il mio animo è in grado di giungere,[1] mi trasportavano,[2] quando si misero a condurmi per la via,[3] assai vociferata,[4] che appartiene alla divinità,[5] che porta [per tutti i luoghi[6]] l’uomo che sa.[7] Su quella via fui portato. Proprio là mi portarono le intelligenti[8] cavalle, tirando il carro, e le vergini[9] indicavano il percorso.
L’asse dentro i mozzi mandava un sibilo acuto, e s’infiammava, poiché era premuto, da una parte e dall’altra, da due cerchi rotanti, quando le vergini Figlie del Sole, che avevano lasciato la dimora della Notte, si affrettarono ad accompagnarmi verso la luce, dopo essersi tolti con le mani i veli dal capo.
Là si trova la porta[10] della strada della Notte e del Giorno, un architrave e una soglia di pietra la sostengono da ambo le parti e la porta, alta fino al cielo,[11] è chiusa da grandi battenti.[12] Di questi, la severa Giustizia[13] tiene le spranghe che scorrono avanti e indietro.[14]
Le vergini, allora, rivolgendole parole gentili, la persuasero con abilità, affinché, senza esitare, per loro togliesse via dalla porta i fermi delle spranghe.[15] E questa, subito aprendosi, spalancò i battenti, facendo ruotare negli incavi, in senso inverso, gli assi di bronzo[16] fissati con incastri e con chiodi. Di là, subito, attraverso la porta, le vergini fecero avanzare carro e cavalle, diritto per la grande strada.
La Dea mi accolse gentilmente, prese la mia mano destra nelle sue mani e incominciò a parlare e così mi disse: «O giovane, giunto alla nostra dimora, trasportato da cavalle e accompagnato da guidatrici immortali, rallegrati[17] poiché non è la cattiva sorte[18] che ti ha condotto a percorrere questa strada (essa è infatti lontana dai percorsi degli uomini), ma la legge e la giustizia.[19]
È necessario che tu apprenda[20] tutto: sia il nucleo solido e ben persuasivo[21] della realtà autentica[22] sia le rappresentazioni degli uomini,[23] nelle quali non c’è un vero affidamento.[24] Ma anche questo imparerai: in qual modo i fenomeni[25] [che essi percepiscono e rappresentano] devono esser considerati come esistenti,[26] pervadendo tutto attraverso tutto[27] ».
 
 
 
NOTE
 
[1] Cioè anche: «…tanto lontano quanto il mio animo è in grado di aspirare» . Il termine di difficile traduzione è thumòs, traducibile genericamente con «animo» ma che possiede significati molto diversi, come vita, sentimento, volontà, pensiero. Insomma, non è chiaro il tipo di motivazione che spinge il filosofo al viaggio.
[2] …pémpon, «mi trasportavano».
[3] Tarán traduce «when they brought and placed me on the resounding road», cioè «quando mi presero e mi posero sulla via…».
[4] Il termine originale è polúphēmon. Cerri, sulla base di attestazioni omeriche, traduce “… la via ricca di canti… della divinità” ma questa soluzione non è molto condivisa dagli altri traduttori. Secondo Palmer è possibile un uso passivo del termine, per cui andrebbe bene “famosa”, “discussa”, “nota”, eccetera. Cfr. Palmer 2009: 51. Qui si propone «vociferata», ma potrebbe andar bene «famosa».
[5] Il termine è daímonos «della divinità» con valore possessivo. Non è chiaro di quale divinità si tratti. Secondo alcuni si ritiene si tratti di Helios (vedi Palmer); secondo altri potrebbe addirittura trattarsi della stessa dea con cui poi Parmenide s’incontrerà (cfr. Coxon : 271). Non è chiaro se il soggetto di «…che porta per…» sia la via oppure la divinità. La maggior parte degli interpreti considera la via come soggetto.
[6] Il testo è alquanto corrotto ed è andato soggetto a svariate letture, nessuna delle quali è del tutto convincente. Palmer propone «per tutte le città». Anche «per tutti i luoghi».
[7] L’originale è eidóta phōta. L’uomo sapiente. Si riferisce probabilmente a Parmenide in qualità di iniziato.
[8] Il termine è polúphrastoi …íppoi. Tarán traduce «well-discerning».
[9] … koûrai. Tarán traduce: «maidens» cioè «vergini». Anche Coxon concorda. Al più potrebbe andar bene «giovani». L’uso nostrano di tradurre «fanciulle» è piuttosto fuorviante.
[10] …púlai, cioè «i due pilastri della porta».
[11] Secondo Cerri aithériai significa «alte fino al cielo». Questa soluzione risolve la questione di una eventuale collocazione delle porte nel cielo diurno, piuttosto che nell’oltretomba.
[12] …plēntai megáloisi thurétrois…«sono chiuse da grandi battenti». Cfr. Cerri 1999: 177.
[13] Si tratta di Dikē polúpoinos. La connotazione è di «vendicativa». Tradurre con «giustizia retributiva» come fanno alcuni  sembra però esagerato e forse antistorico.
[14] … klēîdas amoiboús…«chiavi girevoli» «chiavi che si alternano». Reale traduce «le chiavi che aprono e chiudono». Poiché il termine chiave evoca per noi le serrature meccaniche, probabilmente è meglio chiavistelli o spranghe.
[15] … balanōtòn ochēa… Coxon traduce «locked bar»; Cerri traduce «spranga a serrami». Si tratta evidentemente di un chiavistello fatto con una spranga orizzontale, scorrevole in una sede, con uno o più pioli verticali rimovibili che fungevano da fermi, per la chiusura. Molti traduttori hanno fantasticato con improbabili chiavi. La serratura della porta di Parmenide in realtà era molto simile a quella del portone di una vecchia stalla. Tarán traduce: «...persuaded her to push back quickly from the gates the bolted bar».
[16] …poluchálkous áxonas…«assi fatti di bronzo».
[17] …chaîre.. «rallegrati». Non si tratta di un saluto, ma di una tranquillizzazione. Cfr. Cerri 1999: 183.
[18] L’espressione moîra kakē allude alla morte. Il percorso compiuto da Parmenide è anche il percorso delle anime dei morti, per cui la Dea lo tranquillizza e nello stesso tempo lo mette a parte dell’eccezionalità del viaggio intrapreso.
[19] Si tratta di thémis e díkē. Alcuni commentatori maiuscolizzano, personalizzandoli come divinità, i due concetti astratti.
[20] …pánta puthésthai… Tarán 1965: 9 traduce: «It is necessary that you shall learn all things». Coxon 2009: 52 traduce: «You must be informed of everything». Cerri 1999: 149 traduce «Bisogna che tutto tu sappia».
[21] La versione più diffusa è … Alētheíēs eukukléos atremès ētor. Palmer 2009: 363 traduce: «unshaken hearth of well-rounded reality». Tarán 1965: 9 traduce «unshaken hearth of well-rounded truth». Però Coxon 2009: 54 traduce: «unmoved hearth of persuasive reality». Non è infatti del tutto chiaro perché la verità (o la realtà) debba essere rotonda (al più sarebbe plausibile sferica, con riferimento all’ente sferico del successivo frammento 8). Cfr. quanto osserva Cerri: le fonti in proposito sono molto discordanti. Solo Simplicio ha tramandato eukukléos, mentre diverse altre fonti danno eupeithéos, cioè «ben convincente» o «persuasivo». Cfr. Cerri 1999: 184.
[22] Il termine è alētheíēs….ētor. È stato variamente interpretato. Dando prevalenza a un senso epistemologico, Tarán traduce «truth». Dando prevalenza al senso ontologico in alcune traduzioni si trova «realtà». Qualora si vogliano tenere insieme entrambe le connotazioni, con riferimento a una fase del pensiero in cui non sia ancora avvenuta la separazione tra ontologia e epistemologia, potrebbe essere tradotto con «realtà autentica», realtà fondamentale. 
[23] Il termine originale è brotōn dóxas. «le opinioni degli uomini» oppure «le opinioni dei mortali». Filosoficamente, nell’ottica di un monismo debole, potrebbe valere come «rappresentazioni». Sarebbero le rappresentazioni fenomeniche.
[24] …pístis alēthēs.
[25] Il termine fondamentale è dokeûnta. Reale lo traduce con «le cose che appaiono». Probabilmente si tratta di quel che intendiamo comunemente con “fenomeni”, anche se questo termine è successivo a Parmenide. Tarán 1965: 31 traduce: «Nevertheless you shall learn these [opinions] also, how the appearances, which pervade all things, had to be acceptable». Va precisato che non è del tutto chiaro se dokeûnta è la stessa cosa della dóxa del verso precedente, oppure se si tratta di cose diverse.
[26] … eînai… Sarebbe «devono essere», lasciando in sospeso il carattere esistenziale o meno del termine. Dal punto di vista di un’interpretazione modale si potrebbe intendere sensatamente: «…che tipo di esistenza hanno i fenomeni». Si confermerebbe quindi l’acquisizione da parte di Parmenide di una prima consapevolezza del fatto che «l’essere si dice in molti modi».
[27] Ci sono diverse letture dell’originale assai discusse nella letteratura: per ónta oppure perōnta. La soluzione di Cerri 1999: 149 «Saprai tuttavia anche questo, perché le parvenze dovevano plausibilmente stare in un tutto, pur tutte restando» pare priva di qualunque senso filosofico. Anche la traduzione di Reale e Ruggiu 1991: 89 non è molto chiara: «…come le cose cha appaiono bisognava che veramente fossero, essendo tutte in ogni senso». Afferma Palmer :380 «Sebbene alcuni interpreti, […] abbiano difeso la lettura per ónta  […] seguo l’opinione prevalente degli editori più recenti accettando perōnta […], essendo Reale e Ruggiu 1991 e Cerri 1999 le sole edizioni recenti che adottano per ónta».
 
17/11/2014
Giuseppe Rinaldi
 
 
 
 
OPERE CITATE
 
1986 Capizzi, Antonio
Introduzione a Parmenide, Laterza, Bari.
 
1999 Cerri, Giovanni (a cura di)
Parmenide di Elea. Poema sulla natura, Rizzoli, Milano.
 
2009 Coxon, A. H.
The Fragments of Parmenides. A Critical Text with Introduction and Translation, the Ancient Testimonia and a Commentary, Parmenides Publishing, Las Vegas. [1986]
 
2006 Graham, Daniel W.
Explaining the Cosmos. The Ionian Tradition of Scientific Philosophy, Princeton University Press, Princeton N.J..
 
2009 Kahn, Charles H.
Essays on Being, Oxford University Press, Inc., New York.
 
1999 Kingsley, Peter
In the Dark Places of Wisdom, The Golden Sufi Center. Tr. it.: Nei luoghi oscuri della saggezza, Marco Tropea Editore, Milano, 2001.
 
2008 Mourelatos, Alexander P. D.
The Route of Parmenides. Revised and Expanded Edition, Parmenides Publishing, Las Vegas. [1970]
 
2009 Palmer, John
Parmenides and Presocratic Philosophy, Oxford University Press, Inc., New York.
 
1998 Popper, Karl R.
The World of Parmenides. Essay on the Presocratic Enlightement, Routledge, Londra. Tr. it.: Il mondo di Parmenide. Alla scoperta della filosofia presocratica, Piemme, Casale Monferrato, 1998.
 
1945 Russell, Bertrand
History of Western Philosophy and its Connection With Political and Social Circumstances from the Earliest Times to the Present Day, Allen & Unwin, London. Tr. it.: Storia della filosofia occidentale, TEA, Milano, 1983.
 
1991 Reale, Giovanni & Ruggiu, Luigi (a cura di)
Poema sulla natura. I frammenti e le testimonianze indirette, Rusconi Libri, Milano.
 
1965 Tarán, Leonardo
Parmenides. A Text with Translation, Commentary and Critical Essays, Princeton University Press, Princeton.