1. Il volume recente di Diego Fusaro, La fine del cristianesimo,[1] ha se non altro il merito di
esplicitare le strette connessioni tra una serie di temi che hanno agitato e
agitano tuttora la smarrita quanto presuntuosa filosofia continentale
contemporanea. In particolare, le connessioni tra cose come la
secolarizzazione, la fine della metafisica, la ragione strumentale, la tecnica
e il capitalismo, il nichilismo, la “morte di Dio”, l’oblio dell’essere, la
storia e il destino dell’Occidente.
Si tratta, com’è noto,
di temi che sono andati progressivamente a intaccare l’immagine di sé che la
cultura occidentale aveva costruito nei suoi lunghi secoli di elaborazione.
Essi costituiscono, nel loro intreccio, una critica radicale dell’Occidente,
una sua totale svalutazione e delegittimazione dall’interno. Un vero e proprio
svuotamento. Tanto da essere considerati come la manifestazione di una crisi profonda, un’anticipazione della fine dell’Occidente stesso.[2] Non a
caso molti di questi temi sono stati coltivati da Alexandr Dugin,[3] il
filosofo euro-asiatista che si presenta come nemico radicale dell’Occidente. Lo
stesso Fusaro appare – stando al testo – come una specie di Dugin nostrano.
2. Secondo Fusaro, a partire dalla metà del secolo scorso (si
tratterebbe di un vero e proprio fatto
storico) in Occidente si sarebbe manifestata, a livello religioso e, più
ampiamente, a livello culturale, una progressiva perdita della trascendenza che avrebbe coinvolto in generale il cristianesimo e, più nello specifico, la
religione cattolica. Questa perdita
si presenta nella forma del nichilismo, nello sviluppo del turbocapitalismo,
nell’evaporazione della distinzione tra il sacro e il profano, tre aspetti che
sarebbero strettamente connessi. In particolare poi, questa perdita sarebbe
oggi testimoniata dal “fatto” del pontificato di papa Francesco, considerato da
Fusaro come un antipapa, secondo la nota tesi del libello titolato Codice Ratzinger di Andrea Cionci.[4]
Tesi che nel volume viene esposta ampiamente e puntigliosamente, tanto da
occupare diversi capitoli. Si ha addirittura l’impressione che l’Autore voglia
conferire alla tesi di Cionci una nobiltà storico filosofica, che di suo certo
non ha. La unica soluzione possibile alla crisi attuale dunque sarebbe
costituita – secondo lo schema tipico dei tradizionalisti cattolici – da una
strenua resistenza contro queste manifestazioni della decadenza e da un
rinnovato attivismo per il recupero delle radici cristiane e, soprattutto, per
una rinnovata visione della trascendenza
per quel che riguarda le questioni politico - sociali, metafisiche, teologiche e
religiose.
3.Per sostenere le sue tesi Fusaro non va per sottile e spesso
è costretto suo malgrado a tradire la lettera dei suoi riferimenti filosofici
preferiti, come Marx, Nietzsche, Heidegger, Foucault e così via. Ma quel che
importa è la visione d’insieme. La filologia del resto non è più tanto di moda.
Il quadro che ne emerge ha comunque una certa coerenza e spiega perfettamente i
meccanismi di pensiero che stanno alla radice dell’attuale diffusissimo pensiero anti occidentale,[5] nel cui
ambito Fusaro si colloca ampiamente. Si tratta di un pensiero che politicamente
è schierato sia a destra sia a sinistra, là dove gli estremi si toccano. E poi si congiungono e si mescolano davvero
pericolosamente. Ho già citato l’euroasiatismo alla Dugin, cui possiamo
aggiungere il nazibolscevismo. Più in generale, il ben noto (direi famigerato) pensiero postmoderno (oggi agli
sgoccioli ma sempre assai popolare) è oggi collocato “liquidamente” in questi
paraggi, dove si alimentano anche i movimenti culturali odierni, alla moda,
come il relativismo, la cancel culture,
il politicamente corretto, movimenti come Me
too e Stay woke. E poi le varie
correnti di tipo gender, davvero
difficili da classificare. Si tratta di orientamenti anche assai distanti tra di loro ma che condividono un retroterra assai comune, costituito più
che altro intorno a ciò che rifiutano
piuttosto che su ciò con cui sono d’accordo. Dugin ha tentato, in un suo pamphlet in realtà piuttosto
sgangherato, di costruire una sorta di associazione
internazionale di tutte queste forze, di tutti questi orientamenti anti
occidentali.[6] Una specie di richiamo della foresta. Marciare divisi e colpire
uniti, questo è lo slogan di Dugin. Questa è la strategia implicita.
4.Quel che costoro rifiutano, chissà come mai, è sempre la stessa cosa: l’illuminismo, la
modernità, l’Occidente (e soprattutto la sua incarnazione demoniaca che è
costituita dagli USA), la tecnica, il mercato, il capitalismo, la scienza
moderna, il calcolo, la logica, l’individualità, il libero pensiero, la
democrazia, il diritto, lo Stato e le istituzioni, le lingue naturali. Si tenta
perfino di riscrivere la storia e di manipolare il passato. Vengono rifiutate
anche alcune manifestazioni dirette della natura, come ad esempio quelle riguardanti
la sessualità o l’aspetto fisico. Si tratta, queste ultime in particolare, di
strategie tipicamente foucaultiane. Cioè
in qualche modo riferibili alla filosofia postmoderna del francese Michel Foucault. Da un certo
punto di vista non ci sarebbe nulla di male a protestare contro il sistema per chiedere
un ampliamento dei diritti universali. Ma tosto si fa notare che tutto ciò che
è universale è repressivo (ad esempio,
le norme sociali, la grammatica delle lingue, oppure la divisione tra i due
sessi, maschio e femmina. Perciò occorre liberare il particolare, esaltarlo in
tutte le sue infinite particolarità, fino a frantumare inevitabilmente l’universale
stesso. Il mondo sarebbe in realtà fluido.
Non classificabile. Qualsiasi proposta di ordine viene così considerata come
provocatoria e autoritaria. C’è sempre di mezzo il potere che va combattuto e
denunciato in ogni situazione. Si tratta di una prospettiva apertamente vandalica contro ogni forma di
organizzazione o di ordine costituito. Una documentata antologia di quanto di
ridicolo si sta producendo in questo campo si trova sul sito della Fondazione Hume.
5. Ratzinger, il pontefice tradizionalista, è dunque il nuovo
campione di Fusaro e del suo manipolo di resistenti. Costituirebbe l’ultimo
difensore della cultura della trascendenza contro le oscure forze del
materialismo nichilista, del Gestell
come inteso da Heidegger.[7] Secondo molti celebratori, Fusaro compreso, Ratzinger
sarebbe stato in effetti l’ultimo teologo
difensore autentico della trascendenza. Per Fusaro in particolare, l’ultimo
teologo prima della fine imminente
del cattolicesimo e del cristianesimo. Personalmente, avevamo invece sempre
considerato piuttosto mediocri gli
scritti di Ratzinger, proprio dal punto di vista teologico. A partire dalla sua
discutibile saga sul Gesù storico. Se Fusaro si accontenta.
Il progressivo
scadimento della teologia cristiana e cattolica (e tale è se questa culmina con
Ratzinger!) è allarmante e va considerato senz’altro come un problema di
rilievo nella storia della filosofia occidentale, ma non credo proprio che la
colpa di questo scadimento sia dovuta ai numerosi nemici della tradizione e della trascendenza individuati da Fusaro.
L’impressione che si ha è che la crisi sia del tutto interna al cristianesimo
(e al mondo cattolico in particolare). Sembra, a guardar le cose, che abbiano fatto tutto da soli. La
cosiddetta secolarizzazione ha promosso la libertà
religiosa. Se nell’ambito della migliore libertà possibile una certa
religione arretra, i motivi forse vanno ricercati nei limiti di quella stessa
religione. La religione del cielo vuoto, come dice Galimberti. L’obiezione
ovviamente è che la secolarizzazione, nel suo complesso, abbia trasformato il
materiale umano e sociale esistente in modo da renderlo del tutto inadeguato
alla spiritualità e alla trascendenza. Ma sarebbe come pretendere che l’uomo
storicamente non cambi mai. Una abolizione della storia in nome della
perpetuazione della trascendenza. Forse dovrebbero essere le religioni a
rivolgersi agli uomini per come la storia li produce. Qualora non ce la
facciano più, queste non possono che essere messe nel dimenticatoio. Fusaro,
praticamente, arruola le religioni in
declino contro una modernità che non gli piace. Una specie di ressentiment peraltro ben noto.
6. Si, vabbé, ma a che serve la trascendenza? Perché farne il
perno di tutto il ragionamento? Secondo Fusaro (e secondo la legione di quelli
che la pensano come lui) la trascendenza sarebbe un rimedio contro la perdita
di senso che affliggerebbe tutti i “moderni”, contro il nichilismo della merce
e dei valori, contro la hybris di chi
ha voluto dare l’assalto al cielo e cancellare ogni tipo di ordine cosmico -
divino. Insomma, tutti i problemi che oggi ci affliggono sarebbero dovuti a un
unico peccato originale – sempre il
solito – le cui vicende sono state narrate innumerevoli volte dai soliti filosofi della decadenza dell’Occidente.
Si tratta di una unica perdita, cioè la perdita dell’umiltà, la pretesa di
abbattere i confini tra il sacro e il profano, la pretesa demoniaca e sacrilega
dell’uomo di farsi Dio. Una hybris
iniziata con Prometeo e che culmina oggi con la tecnica e il turbocapitalismo.
Per Nietzsche (e per
tutti i suoi seguaci) il peccato originale sarebbe stato compiuto da Socrate,
che sarebbe uscito dall’orizzonte pre-socratico (qui semplifico, ovviamente),
avrebbe ucciso il mito, inventato l’individualità,
e avrebbe dato origine alla torva e truce ragione
occidentale, altrimenti conosciuta come ragione
strumentale, che è poi la ragione della tecnica, del nichilismo (come
ripetono convinti Horkheimer e Adorno). La gelosa custodia della trascendenza –
qualora non ce ne fossimo invece incautamente disfatti - ci avrebbe salvato dal
capitalismo, dal colonialismo, dalle guerre, dalla Shoah, dal materialismo consumistico, dall’uomo unidimensionale,
dal dominio delle macchine, dalla macchinizzazione del pensiero, dalla nostra
quotidiana scissione e infelicità.
7. C’è un aspetto filosoficamente interessante in quanto
scrive Fusaro. Si tratta della linea di
confine – che egli traccia con indubbio rigore, fino a risultare
perfettamente convincente (se non altro sul piano logico). La linea di confine
rigorosa e implacabile tra chi è fuori
(i pochi che resistendo coltivano ancora
le virtù passate connesse al riconoscimento della trascendenza) e chi è dentro fino al collo al nichilismo e al
tecnocapitalismo. Una specie di “Siete tutti coinvolti” con la testa rivolta
all’indietro. Per Fusaro la Chiesa cattolica del Concilio Vaticano II– il cui
ultimo esito sarebbe il sacrilego papa Bergoglio – avrebbe colpevolmente messo
da parte ogni senso della trascendenza per venire
a patti col mondo, col diavolo, col nichilismo, con la Mammona
turbocapitalista. In questo senso Fusaro sposa completamente la tesi del complotto da parte della corrente
conciliare maggioritaria dei bergogliani per far dimettere Ratzinger e per
relegarlo in clausura. Tesi esposta nel Codice
Ratzinger di Cionci.
8. Veniamo ora in ultimo a quella che può essere – a nostro
giudizio - la rilevanza filosofica della tesi di Fusaro. Cioè, l’utilità per la
filosofia di questo saggio di Fusaro. Occorre riconoscere all’autore
indubbiamente di avere tentato di fissare con rigore (come un bullldozer, senza essersi minimamente
spaventato per le conseguenze) lo stretto legame tra senso e trascendenza, tra
religiosità / spiritualità e trascendenza. La perdita della trascendenza (chiamatela nichilismo, morte di Dio,
materialismo,…) significa dunque
perdita di ogni spiritualità, significa trasformare l’umano nel Gestell, significa diventare bestie non umane nel senso letterale del
termine. Significa l’oblio dell’essere o
lo spaesamento, se si predilige il
vocabolario di Heidegger. Questo implica filosoficamente che non sono
possibili, per Fusaro, altre forme di spiritualità (traduco: forme di umanità) alternative. Fusaro e
i suoi discepoli trascendentisti e tradizionalisti ritengono di avere il monopolio del senso. Si sono dati un
compito gravoso. Fanno le sentinelle. Giudicano rigorosamente quel che è dotato
o non dotato di senso, come facevano i neopositivisti con i protocolli
sperimentali. Di fronte a questa polizia
dei costumi non vale cambiare religione, rivolgendosi a religioni non
influenzate dal Gestell occidentale. Questo
sebbene Ratzinger abbia mostrato en
passant una relativa ammirazione per la sottomissione
integrale degli islamici al loro Dio. Anche le religioni fai da te, oggi popolari presso la cultura di massa, non
vanno evidentemente per lui oltre il nichilismo, mere forme di consumo
alienato. Lo stesso dicasi anche per le forme di sensibilità religiosa che
possono derivare da una approfondita conoscenza della natura fisica (cosmologia, ontologia, meccanica quantistica[8]) o
della nostra natura interiore (psicologismi,
trascendentalismi, prospettive fenomenologiche, prospettive panteistiche).
Sarebbero tutte queste comunque espressioni
della tecnica e dunque inevitabilmente nichilistiche. Non sarebbero cioè
espressione di un rapporto veritativo e/o di salvezza con il Dio trascendente
tramite qualche forma di rivelazione
e/o di fede. Desumo che anche una pura ricerca
filosofica laica condotta secondo i canoni della “corrotta” ragione
occidentale non potrebbe – secondo Fusaro - che approdare alla prospettiva
nichilistica, cosa che del resto avevano esplicitamente sostenuto anche
Nietzsche e Heidegger.[9] Extra Ecclesiam
nulla salus.
9. È davvero singolare poi il fatto che Fusaro e i suoi si sentano come dei perseguitati. Costante, in tutto il testo di Fusaro, è l’accusa, peraltro assai ripetitiva, al mondo mercificato della ragione occidentale, capitalista e nichilista, di costituire una sorta di fondamentalismo assolutistico e totalitario. Sembra tuttavia, come s’è visto, che anche il mondo prospettato da Fusaro, il mondo di Ratzinger finalmente ricostruito, non più nichilistico, centrato sulla trascendenza e sul recupero del senso perduto, quanto a intolleranza bella e buona non scherzi proprio. Siamo dunque pienamente avvertiti del fatto che non solo la mancanza di senso ma anche la sovrabbondanza di senso talvolta produca mostri. E che mostri!
OPERE CITATE
2022 Cionci, Andrea, Codice Ratzinger, Byoblu Edizioni Srls, Milano.
NOTE
[1] Cfr. Fusaro 2023. Questo scritto non è una
recensione del libro di Fusaro, anche se potrebbe funzionare come tale. Si
tratta bensì di una serie di note in margine suggerite da quel testo,
unitamente alla lettura del libro di Cionci. I temi trattati vanno oltre i due
libri citati, il cui valore è peraltro a mio giudizio assai discutibile.
[2] C’è una ricetta facile per fare i filosofi continentali con successo.
Basta individuare qualcosa che tutti ritengono come dotata di qualche
importanza e mostrare come questa cosa stia ineluttabilmente volgendo alla fine. L’audience è
assicurata.
[3] Cfr. Dugin 2021.
[4] Cfr. Cionci 2022.
[5] Poiché da noi vige il libero pensiero da un
po’ di secoli, non ci sarebbe gran che da ridire contro il pensiero
antioccidentale, se non fosse che in questo periodo l’Occidente sta subendo un
vero e proprio attacco militare,
oltre che economico e culturale, da parte di forze che
intendono dichiaratamente distruggerne i fondamenti.
[6] Cfr. Dugin 2021.
[7] Gestell
è un termine costitutivo della filosofia heideggeriana che i suoi discepoli
usano come una giaculatoria religiosa. Se chiedete a Google cosa vuol dire
questo termine, vi risponderà telaio.
Google per fortuna sua non ha letto Heidegger. Il senso heideggeriano del termine
non è gran ché traducibile. I più traducono come l’impianto, l’apparato tecnico, la tecnostruttura. È la macchina che
si oppone allo Spirito, il non essere che si è dimenticato dell’essere. Chi tra
i suoi peccati di gioventù avesse letto Marcuse può pensare all’uomo a una dimensione. Per chi conosce
un po’ di marxismo, si tratta dell’alienazione, della reificazione del mondo, o
meglio del mondo reificato, il mondo
di coloro che sono attaccati alle cose del mondo e non alle cose dello Spirito.
Più o meno come gli ebrei descritti da Marx nello scritto sulla Questione ebraica. Qualcuno pensa che
Heidegger abbia scopiazzato malamente Lukács.
[8] Ho trovato di qualche interesse metafisico e
teologico la recente speculazione
ontologica di Federico Faggin, a partire dai risultati ormai acquisiti
della meccanica quantistica. Gioverà
ritornare sull’argomento. Me ne occuperò magari se interesserà a qualcuno.
Fatemi sapere. Cfr. Faggin 2022.
[9] Secondo Heidegger (e tutti i suoi nipotini)
il nichilismo sarebbe il destino della
metafisica occidentale, fin dal suo inizio. Noi occidentali, nichilisti da
sempre, anche quando eravamo trascendentisti!
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