mercoledì 15 marzo 2023

Note sparse intorno alla fine annunciata della trascendenza

 









1. Il volume recente di Diego Fusaro, La fine del cristianesimo,[1] ha se non altro il merito di esplicitare le strette connessioni tra una serie di temi che hanno agitato e agitano tuttora la smarrita quanto presuntuosa filosofia continentale contemporanea. In particolare, le connessioni tra cose come la secolarizzazione, la fine della metafisica, la ragione strumentale, la tecnica e il capitalismo, il nichilismo, la “morte di Dio”, l’oblio dell’essere, la storia e il destino dell’Occidente.

Si tratta, com’è noto, di temi che sono andati progressivamente a intaccare l’immagine di sé che la cultura occidentale aveva costruito nei suoi lunghi secoli di elaborazione. Essi costituiscono, nel loro intreccio, una critica radicale dell’Occidente, una sua totale svalutazione e delegittimazione dall’interno. Un vero e proprio svuotamento. Tanto da essere considerati come la manifestazione di una crisi profonda, un’anticipazione della fine dell’Occidente stesso.[2] Non a caso molti di questi temi sono stati coltivati da Alexandr Dugin,[3] il filosofo euro-asiatista che si presenta come nemico radicale dell’Occidente. Lo stesso Fusaro appare – stando al testo – come una specie di Dugin nostrano.

2. Secondo Fusaro, a partire dalla metà del secolo scorso (si tratterebbe di un vero e proprio fatto storico) in Occidente si sarebbe manifestata, a livello religioso e, più ampiamente, a livello culturale, una progressiva perdita della trascendenza che avrebbe coinvolto in generale il cristianesimo e, più nello specifico, la religione cattolica. Questa perdita si presenta nella forma del nichilismo, nello sviluppo del turbocapitalismo, nell’evaporazione della distinzione tra il sacro e il profano, tre aspetti che sarebbero strettamente connessi. In particolare poi, questa perdita sarebbe oggi testimoniata dal “fatto” del pontificato di papa Francesco, considerato da Fusaro come un antipapa, secondo la nota tesi del libello titolato Codice Ratzinger di Andrea Cionci.[4] Tesi che nel volume viene esposta ampiamente e puntigliosamente, tanto da occupare diversi capitoli. Si ha addirittura l’impressione che l’Autore voglia conferire alla tesi di Cionci una nobiltà storico filosofica, che di suo certo non ha. La unica soluzione possibile alla crisi attuale dunque sarebbe costituita – secondo lo schema tipico dei tradizionalisti cattolici – da una strenua resistenza contro queste manifestazioni della decadenza e da un rinnovato attivismo per il recupero delle radici cristiane e, soprattutto, per una rinnovata visione della trascendenza per quel che riguarda le questioni politico - sociali, metafisiche, teologiche e religiose.

3.Per sostenere le sue tesi Fusaro non va per sottile e spesso è costretto suo malgrado a tradire la lettera dei suoi riferimenti filosofici preferiti, come Marx, Nietzsche, Heidegger, Foucault e così via. Ma quel che importa è la visione d’insieme. La filologia del resto non è più tanto di moda. Il quadro che ne emerge ha comunque una certa coerenza e spiega perfettamente i meccanismi di pensiero che stanno alla radice dell’attuale diffusissimo pensiero anti occidentale,[5] nel cui ambito Fusaro si colloca ampiamente. Si tratta di un pensiero che politicamente è schierato sia a destra sia a sinistra, là dove gli estremi si toccano. E poi si congiungono e si mescolano davvero pericolosamente. Ho già citato l’euroasiatismo alla Dugin, cui possiamo aggiungere il nazibolscevismo. Più in generale, il ben noto (direi famigerato) pensiero postmoderno (oggi agli sgoccioli ma sempre assai popolare) è oggi collocato “liquidamente” in questi paraggi, dove si alimentano anche i movimenti culturali odierni, alla moda, come il relativismo, la cancel culture, il politicamente corretto, movimenti come Me too e Stay woke. E poi le varie correnti di tipo gender, davvero difficili da classificare. Si tratta di orientamenti anche assai distanti tra di loro ma che condividono un retroterra assai comune, costituito più che altro intorno a ciò che rifiutano piuttosto che su ciò con cui sono d’accordo. Dugin ha tentato, in un suo pamphlet in realtà piuttosto sgangherato, di costruire una sorta di associazione internazionale di tutte queste forze, di tutti questi orientamenti anti occidentali.[6] Una specie di richiamo della foresta. Marciare divisi e colpire uniti, questo è lo slogan di Dugin. Questa è la strategia implicita.

4.Quel che costoro rifiutano, chissà come mai, è sempre la stessa cosa: l’illuminismo, la modernità, l’Occidente (e soprattutto la sua incarnazione demoniaca che è costituita dagli USA), la tecnica, il mercato, il capitalismo, la scienza moderna, il calcolo, la logica, l’individualità, il libero pensiero, la democrazia, il diritto, lo Stato e le istituzioni, le lingue naturali. Si tenta perfino di riscrivere la storia e di manipolare il passato. Vengono rifiutate anche alcune manifestazioni dirette della natura, come ad esempio quelle riguardanti la sessualità o l’aspetto fisico. Si tratta, queste ultime in particolare, di strategie tipicamente foucaultiane. Cioè in qualche modo riferibili alla filosofia postmoderna  del francese Michel Foucault. Da un certo punto di vista non ci sarebbe nulla di male a protestare contro il sistema per chiedere un ampliamento dei diritti universali. Ma tosto si fa notare che tutto ciò che è universale è repressivo (ad esempio, le norme sociali, la grammatica delle lingue, oppure la divisione tra i due sessi, maschio e femmina. Perciò occorre liberare il particolare, esaltarlo in tutte le sue infinite particolarità, fino a frantumare inevitabilmente l’universale stesso. Il mondo sarebbe in realtà fluido. Non classificabile. Qualsiasi proposta di ordine viene così considerata come provocatoria e autoritaria. C’è sempre di mezzo il potere che va combattuto e denunciato in ogni situazione. Si tratta di una prospettiva apertamente vandalica contro ogni forma di organizzazione o di ordine costituito. Una documentata antologia di quanto di ridicolo si sta producendo in questo campo si trova sul sito della Fondazione Hume.

5. Ratzinger, il pontefice tradizionalista, è dunque il nuovo campione di Fusaro e del suo manipolo di resistenti. Costituirebbe l’ultimo difensore della cultura della trascendenza contro le oscure forze del materialismo nichilista, del Gestell come inteso da Heidegger.[7] Secondo molti celebratori, Fusaro compreso, Ratzinger sarebbe stato in effetti l’ultimo teologo difensore autentico della trascendenza. Per Fusaro in particolare, l’ultimo teologo prima della fine imminente del cattolicesimo e del cristianesimo. Personalmente, avevamo invece sempre considerato piuttosto mediocri gli scritti di Ratzinger, proprio dal punto di vista teologico. A partire dalla sua discutibile saga sul Gesù storico. Se Fusaro si accontenta.

Il progressivo scadimento della teologia cristiana e cattolica (e tale è se questa culmina con Ratzinger!) è allarmante e va considerato senz’altro come un problema di rilievo nella storia della filosofia occidentale, ma non credo proprio che la colpa di questo scadimento sia dovuta ai numerosi nemici della tradizione e della trascendenza individuati da Fusaro. L’impressione che si ha è che la crisi sia del tutto interna al cristianesimo (e al mondo cattolico in particolare). Sembra, a guardar le cose, che abbiano fatto tutto da soli. La cosiddetta secolarizzazione ha promosso la libertà religiosa. Se nell’ambito della migliore libertà possibile una certa religione arretra, i motivi forse vanno ricercati nei limiti di quella stessa religione. La religione del cielo vuoto, come dice Galimberti. L’obiezione ovviamente è che la secolarizzazione, nel suo complesso, abbia trasformato il materiale umano e sociale esistente in modo da renderlo del tutto inadeguato alla spiritualità e alla trascendenza. Ma sarebbe come pretendere che l’uomo storicamente non cambi mai. Una abolizione della storia in nome della perpetuazione della trascendenza. Forse dovrebbero essere le religioni a rivolgersi agli uomini per come la storia li produce. Qualora non ce la facciano più, queste non possono che essere messe nel dimenticatoio. Fusaro, praticamente, arruola le religioni in declino contro una modernità che non gli piace. Una specie di ressentiment peraltro ben noto.

6. Si, vabbé, ma a che serve la trascendenza? Perché farne il perno di tutto il ragionamento? Secondo Fusaro (e secondo la legione di quelli che la pensano come lui) la trascendenza sarebbe un rimedio contro la perdita di senso che affliggerebbe tutti i “moderni”, contro il nichilismo della merce e dei valori, contro la hybris di chi ha voluto dare l’assalto al cielo e cancellare ogni tipo di ordine cosmico - divino. Insomma, tutti i problemi che oggi ci affliggono sarebbero dovuti a un unico peccato originale – sempre il solito – le cui vicende sono state narrate innumerevoli volte dai soliti filosofi della decadenza dell’Occidente. Si tratta di una unica perdita, cioè la perdita dell’umiltà, la pretesa di abbattere i confini tra il sacro e il profano, la pretesa demoniaca e sacrilega dell’uomo di farsi Dio. Una hybris iniziata con Prometeo e che culmina oggi con la tecnica e il turbocapitalismo.

Per Nietzsche (e per tutti i suoi seguaci) il peccato originale sarebbe stato compiuto da Socrate, che sarebbe uscito dall’orizzonte pre-socratico (qui semplifico, ovviamente), avrebbe ucciso il mito, inventato l’individualità, e avrebbe dato origine alla torva e truce ragione occidentale, altrimenti conosciuta come ragione strumentale, che è poi la ragione della tecnica, del nichilismo (come ripetono convinti Horkheimer e Adorno). La gelosa custodia della trascendenza – qualora non ce ne fossimo invece incautamente disfatti - ci avrebbe salvato dal capitalismo, dal colonialismo, dalle guerre, dalla Shoah, dal materialismo consumistico, dall’uomo unidimensionale, dal dominio delle macchine, dalla macchinizzazione del pensiero, dalla nostra quotidiana scissione e infelicità.

7. C’è un aspetto filosoficamente interessante in quanto scrive Fusaro. Si tratta della linea di confine – che egli traccia con indubbio rigore, fino a risultare perfettamente convincente (se non altro sul piano logico). La linea di confine rigorosa e implacabile tra chi è fuori (i pochi che resistendo  coltivano ancora le virtù passate connesse al riconoscimento della trascendenza) e chi è dentro fino al collo al nichilismo e al tecnocapitalismo. Una specie di “Siete tutti coinvolti” con la testa rivolta all’indietro. Per Fusaro la Chiesa cattolica del Concilio Vaticano II– il cui ultimo esito sarebbe il sacrilego papa Bergoglio – avrebbe colpevolmente messo da parte ogni senso della trascendenza per venire a patti col mondo, col diavolo, col nichilismo, con la Mammona turbocapitalista. In questo senso Fusaro sposa completamente la tesi del complotto da parte della corrente conciliare maggioritaria dei bergogliani per far dimettere Ratzinger e per relegarlo in clausura. Tesi esposta nel Codice Ratzinger di Cionci.

8. Veniamo ora in ultimo a quella che può essere – a nostro giudizio - la rilevanza filosofica della tesi di Fusaro. Cioè, l’utilità per la filosofia di questo saggio di Fusaro. Occorre riconoscere all’autore indubbiamente di avere tentato di fissare con rigore (come un bullldozer, senza essersi minimamente spaventato per le conseguenze) lo stretto legame tra senso e trascendenza, tra religiosità / spiritualità e trascendenza. La perdita della trascendenza (chiamatela nichilismo, morte di Dio, materialismo,…) significa dunque perdita di ogni spiritualità, significa trasformare l’umano nel Gestell, significa diventare bestie non umane nel senso letterale del termine. Significa l’oblio dell’essere o lo spaesamento, se si predilige il vocabolario di Heidegger. Questo implica filosoficamente che non sono possibili, per Fusaro, altre forme di spiritualità (traduco: forme di umanità) alternative. Fusaro e i suoi discepoli trascendentisti e tradizionalisti ritengono di avere il monopolio del senso. Si sono dati un compito gravoso. Fanno le sentinelle. Giudicano rigorosamente quel che è dotato o non dotato di senso, come facevano i neopositivisti con i protocolli sperimentali. Di fronte a questa polizia dei costumi non vale cambiare religione, rivolgendosi a religioni non influenzate dal Gestell occidentale. Questo sebbene Ratzinger abbia mostrato en passant una relativa ammirazione per la sottomissione integrale degli islamici al loro Dio. Anche le religioni fai da te, oggi popolari presso la cultura di massa, non vanno evidentemente per lui oltre il nichilismo, mere forme di consumo alienato. Lo stesso dicasi anche per le forme di sensibilità religiosa che possono derivare da una approfondita conoscenza della natura fisica (cosmologia, ontologia, meccanica quantistica[8]) o della nostra natura interiore (psicologismi, trascendentalismi, prospettive fenomenologiche, prospettive panteistiche). Sarebbero tutte queste comunque espressioni della tecnica e dunque inevitabilmente nichilistiche. Non sarebbero cioè espressione di un rapporto veritativo e/o di salvezza con il Dio trascendente tramite qualche forma di rivelazione e/o di fede. Desumo che anche una pura ricerca filosofica laica condotta secondo i canoni della “corrotta” ragione occidentale non potrebbe – secondo Fusaro - che approdare alla prospettiva nichilistica, cosa che del resto avevano esplicitamente sostenuto anche Nietzsche e Heidegger.[9] Extra Ecclesiam nulla salus.

9. È davvero singolare poi il fatto che Fusaro e i suoi si sentano come dei perseguitati. Costante, in tutto il testo di Fusaro, è l’accusa, peraltro assai ripetitiva, al mondo mercificato della ragione occidentale, capitalista e nichilista, di costituire una sorta di fondamentalismo assolutistico e totalitario. Sembra tuttavia, come s’è visto, che anche il mondo prospettato da Fusaro, il mondo di Ratzinger finalmente ricostruito, non più nichilistico, centrato sulla trascendenza e sul recupero del senso perduto, quanto a intolleranza bella e buona non scherzi proprio. Siamo dunque pienamente avvertiti del fatto che non solo la mancanza di senso ma anche la sovrabbondanza di senso talvolta produca mostri. E che mostri!

 Giuseppe Rinaldi (15/03/2023) 


OPERE CITATE

2022 Cionci, Andrea, Codice Ratzinger, Byoblu Edizioni Srls, Milano.

 2021 Dugin, Alexandr, Contro il Grande reset. Manifesto del Grande risveglio, AGA Editrice.

 2023 Fusaro, Diego, La fine del cristianesimo, Piemme editori. Mondadori libri, Milano.

 2022 Faggin, Federico, Irriducibile. La coscienza, la vita, i computer e la nostra natura, Mondadori, Milano.


NOTE

[1] Cfr. Fusaro 2023. Questo scritto non è una recensione del libro di Fusaro, anche se potrebbe funzionare come tale. Si tratta bensì di una serie di note in margine suggerite da quel testo, unitamente alla lettura del libro di Cionci. I temi trattati vanno oltre i due libri citati, il cui valore è peraltro a mio giudizio assai discutibile.

[2] C’è una ricetta facile per fare i filosofi continentali con successo. Basta individuare qualcosa che tutti ritengono come dotata di qualche importanza e mostrare come questa cosa stia ineluttabilmente volgendo alla fine. L’audience è assicurata.

[3] Cfr. Dugin 2021.

[4] Cfr. Cionci 2022.

[5] Poiché da noi vige il libero pensiero da un po’ di secoli, non ci sarebbe gran che da ridire contro il pensiero antioccidentale, se non fosse che in questo periodo l’Occidente sta subendo un vero e proprio attacco militare, oltre che economico e culturale, da parte di forze che intendono dichiaratamente distruggerne i fondamenti.

[6] Cfr. Dugin 2021.

[7] Gestell è un termine costitutivo della filosofia heideggeriana che i suoi discepoli usano come una giaculatoria religiosa. Se chiedete a Google cosa vuol dire questo termine, vi risponderà telaio. Google per fortuna sua non ha letto Heidegger. Il senso heideggeriano del termine non è gran ché traducibile. I più traducono come l’impianto, l’apparato tecnico, la tecnostruttura. È la macchina che si oppone allo Spirito, il non essere che si è dimenticato dell’essere. Chi tra i suoi peccati di gioventù avesse letto Marcuse può pensare all’uomo a una dimensione. Per chi conosce un po’ di marxismo, si tratta dell’alienazione, della reificazione del mondo, o meglio del mondo reificato, il mondo di coloro che sono attaccati alle cose del mondo e non alle cose dello Spirito. Più o meno come gli ebrei descritti da Marx nello scritto sulla Questione ebraica. Qualcuno pensa che Heidegger abbia scopiazzato malamente Lukács.

[8] Ho trovato di qualche interesse metafisico e teologico la recente speculazione ontologica di Federico Faggin, a partire dai risultati ormai acquisiti della meccanica quantistica. Gioverà ritornare sull’argomento. Me ne occuperò magari se interesserà a qualcuno. Fatemi sapere. Cfr. Faggin 2022.

[9] Secondo Heidegger (e tutti i suoi nipotini) il nichilismo sarebbe il destino della metafisica occidentale, fin dal suo inizio. Noi occidentali, nichilisti da sempre, anche quando eravamo trascendentisti!





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