1.
La settimana scorsa (mercoledì 7/9/2017) sono stati diffusi i risultati di un
sondaggio Demopolis (l’Istituto di Pietro Vento) sulle elezioni siciliane, a due
mesi circa dal voto (le elezioni siciliane si terranno il 5 novembre). Per
quanto i sondaggi, come sempre, siano solo indicativi, e sempre suscettibili di
modifica, i risultati sono quanto mai preoccupanti per chi abbia a cuore le
prestazioni elettorali della sinistra, intesa qui in
senso ampio (cioè la sola
sinistra che sarebbe in grado di vincere). Il candidato Cancelleri (M5S) è
dato al 35%; il candidato Nello Musumeci (Centro destra) è dato al 34%. Il
candidato Fabrizio Micari (Centro sinistra) è dato al 22% mentre il candidato
Fava (Sinistra) è dato al 6%. Resta un residuo 3% per altre candidature. Questo
significa che – allo stato attuale – anche se i litigiosi candidati Fava e
Micari sommassero i loro voti, arriverebbero solo a un misero 27%. Quand’anche
il PD si spostasse sulla candidatura Fava, perderebbe i voti degli alfaniani e
quindi, comunque, Fava non avrebbe alcuna possibilità di vincere (e lo
spostamento a destra di Alfano rafforzerebbe ulteriormente il centro destra). Si
sperimenterebbe insomma una splendida e rigorosa coalizione spostata a sinistra,
ma perdente. Per concludere
l’informativa, l’affluenza è data al 46%, mentre gli indecisi ammonterebbero al
25%. Si tenga conto che spesso gli indecisi finiscono per distribuirsi
analogamente a coloro che hanno già deciso. Altri sondaggi diffusi nelle
settimane precedenti, seppure con stime leggermente diverse fornivano comunque
la stessa graduatoria. Salvo miracoli dell’ultima ora, in Sicilia se la
giocheranno dunque il M5S e il Centro destra. Per il M5S un successo siciliano
avrebbe il senso della prima conquista di una regione, mentre per il cento
destra avrebbe il senso della sperimentazione di una alleanza che potrebbe
vincere a livello nazionale nella primavera del
2018.
2.
In contrasto con questa situazione, proprio in questi giorni nella sinistra
(anche qui intesa in senso lato) continuiamo ad assistere alla solita
sceneggiata pre – elettorale. Il PD apre ad Alfano (del resto ci sta insieme al
governo) perché teme di perdere, senza il suo contributo. MDP sostiene Fava
perché non vuol stare con Alfano e vuole umiliare il PD. Lo stesso vale per SI.
I Verdi sostengono Fava per via dell’ambiente. Pisapia non sa da che parte stare
e sembra propendere per Micari, ma non vuole rinunciare al suo ruolo di
federatore del centro sinistra e, allo stato attuale, non è dato di capire quali
saranno le sue indicazioni di voto. Poi ci sono anche quelli che, prima di
tutto, vogliono che siano fatte le primarie di coalizione (a neanche due mesi
dal voto!). Purtroppo, nonostante tutta questa nobile effervescenza, si scopre
dal sondaggio Demopolis che il candidato Fava (peraltro ottima e valida persona)
è accreditato solo del 6% e sarebbe quindi assolutamente ininfluente agli
effetti del risultato finale. Il suo apporto non servirebbe neanche a vincere
contro i due contendenti più forti, con o senza Alfano. D’altro canto il
candidato Micari comunque non sembra in grado di impensierire i rivali. Fino a
ieri sembrava che anche Crocetta se ne andasse per i fatti suoi. Sembra ora, obtorto collo, abbia deciso di
sostenere Micari, ma con quale entusiasmo e con quale effettivo impegno non si
sa. Del resto non ci è stata data ancora l’opportunità – da parte delle diverse
forze politiche della sinistra in senso lato - di una valutazione obiettiva
dell’operato di Crocetta, sostenuto da una ampia
coalizione in cui il Pd era comunque il partito numericamente più
importante. Valutare con onestà l’operato degli uscenti non si usa proprio più.
Stando sempre a sondaggi pubblicati nelle settimane precedenti, pare comunque
che il giudizio dei siciliani non sia stato entusiasmante. C’è un gran disegnare
coalizioni ma l’analisi dell’operato non si usa più, così nessuno si prenderà
mai alcuna responsabilità.
3.
Insomma, invece di pensare a come rimontare nei confronti degli avversari meglio
posizionati, a sinistra in senso ampio non si ragiona su quanto fatto o non
fatto, si sta a fare gli schizzinosi, si mettono i distinguo, i veti e compagnia
bella con quelli della propria parte. Di fronte ai dati del sondaggio appena
esposti, il dibattito pre elettorale dentro il centro sinistra e la sinistra
siciliani appare davvero lunare. Del
resto, i polli di Renzo si beccavano tra loro, incuranti del fatto che sarebbero
andati tutti quanti al macello (troppo stupidi, i
polli di Renzo!). Certo, il rigore, la passione, la purezza e l’identità
possono avere i loro motivi che la ragione non conosce. Ma ragionare
così poco, fin sull’orlo dell’astinenza, come sta succedendo in Sicilia, fa
sorgere più di un sospetto su quanto si sta consumando nel panorama siculo e su
quali saranno gli esiti finali.
4.
Abbiamo visto in Alessandria – pochi mesi fa – com’è andata a finire. Per avere
una sinistra più a sinistra della
sinistra (però con componenti moderato destrorse, tanto per essere aperti,
unitari e plurali!) siamo riusciti a presentare quattro
liste concorrenti e a regalare così la vittoria alla Lega e al centro
destra. E adesso ce li godremo per cinque anni. E se non faranno stupidaggini –
semplicemente se si limiteranno a non far niente – ce li godremo per altri
cinque. Cose del tutto simili erano già accadute a Torino e in Liguria. Lo
stesso era accaduto con il referendum dello scorso novembre che ha posto fine al
governo Renzi. Lo stesso sembra ora destinato ad accadere in Sicilia. Si dirà
che quello siciliano non è un test nazionale. Che regione più, regione meno,
poco importa. Che la Sicilia è una di quelle regioni che toccano alla destra.
Peccato che quello che accadrà in Sicilia ha buone prospettive di essere
l’anticipazione di quel che accadrà proprio sul piano nazionale, nelle elezioni
politiche che si terranno nella primavera del 2018. I presupposti ci sono tutti.
Le forze politiche della sinistra (sempre in senso lato) e – diciamolo chiaro –
soprattutto le forze politiche
minori, quelle che contano poco o niente ma che devono a tutti costi far
vedere che esistono, loro e i loro leader, non
hanno nessuna determinazione a vincere, hanno soltanto intenzione di
perseverare nelle loro tattiche per guadagnare qualche vantaggio marginale, nel
loro ruolo di eterni oppositori. Per posizionarsi,in
nome del loro cosiddetto popolo. Il
quale - pur reduci sconfitti e con le ossa rotte – comunque li applaudirà e li
ringrazierà in eterno per averli salvati dall’onta del
peccato.
5. Sarebbe
ora di capire, anche da parte dei più duri di comprendonio, che tutto questo
fiorire di astuti posizionamenti perdenti da parte dei cespugli di
sinistra della politica nazionale e locale servono – oltre che a conseguire il
sicuro risultato finale di far perdere
tutti – soltanto a garantire miserande rendite di posizione
particolaristiche. Pare però che ormai non ci sia più niente da fare, la
locomotiva sta correndo verso il baratro e nessuno pare intenzionato a frenare
per primo. Se non ci penseranno la logica e il buon senso a fare pulizia di
questi atteggiamenti demenziali, ci penseranno purtroppo gli eventi, con una
bella distruzione creatrice alla
Schumpeter - dove però solo la distruzione è certa, mentre la creazione resterà
tutta da vedere. La sconfitta siciliana sarà solo l’anticipazione di quanto
potrebbe accadere alle prossime elezioni politiche nazionali in primavera. Anche
e soprattutto perché le lacerazioni non si sanano in poche settimane e gli
elettori – come del resto è accaduto proprio ad Alessandria – non capirebbero
coalizioni dell’ultimo minuto con quelli che, appena prima, ti hanno dato
addosso per farti perdere.
Possiamo solo augurarci che la distruzione creatrice –
insieme alla probabilissima sconfitta di tutta la sinistra in senso lato –
finisca per spazzare via definitivamente tutti i cespugli e cespuglietti e i
loro relativi leader che, con tutte le loro chiacchiere, non sono mai riusciti a
vincere neanche una volta e che anzi continuano a farci perdere. Perdere,
continuare a perdere come unico mezzo per liberarsi di certe zavorre. Questo
sembra essere diventato il compito
attuale del centro sinistra e della sinistra, e per
tutto il resto possiamo aspettare. È certo un prezzo davvero caro da pagare,
ma se non altro avremo la consolazione di non dover più vedere certe facce in
circolazione intente a darci le loro lezioni di alta
politica.
Giuseppe Rinaldi11/09/2017