martedì 26 febbraio 2013

Non sorprendiamoci troppo, per favore!

















1. Che il centro destra fosse in netto recupero, dopo la discesa in campo di Berlusconi e l’alleanza con Maroni, lo si sapeva benissimo (si trattava solo di quantificare gli effetti sull’elettorato delle sue bugie e delle sue promesse). Che il PD fosse in difficoltà si sapeva da gennaio. A mano a mano che venivano fuori le trovate della sua campagna elettorale c’era solo da mettersi le mani nei capelli. Che Grillo fosse in forte crescita si sapeva da un po’ di tempo (lo si dava al 18- 20%[1]). Che ci fosse un serio rischio di un senato ingovernabile si sapeva, sia in generale (sapendo come funziona il porcellum), sia nello specifico, da almeno un mese. Tutti lo sapevano e tutti sono andati a sbattere, senza neanche tentare di fare qualcosa per impedirlo.

2. Il principale partito di opposizione, un anno fa, nel periodo della caduta del governo Berlusconi, cioè nel periodo a lui più favorevole, non aveva mai superato il 25-26% nei sondaggi. Durante il governo Monti si è sempre mantenuto su quel livello. È cresciuto al 33-34% solo in occasione delle Primarie, in un periodo in cui il PdL aveva praticamente cessato di esistere. In un paio di mesi o poco più il PD è riuscito a buttare via tutto il patrimonio accumulato con le Primarie, perdendo quasi dieci punti.[2] Alla Camera ha ora vinto per lo 0,5%, un risultato da brivido.

3. Possiamo azzardare tranquillamente l’ipotesi che quei quasi dieci punti persi non siano tanto dovuti alla bravura di Berlusconi o di Grillo, bensì all’effetto Bersani. Anche se non si può averne la certezza, se si fosse presentato Renzi, sarebbe stata un’altra partita (e forse Berlusconi non si sarebbe neppure candidato). È stato Bersani a resuscitare Berlusconi e il PdL dovrebbe almeno riconoscergli questo merito. La campagna elettorale del Bene Comune è stata inqualificabile. Sia per i contenuti,[3] sia per l’assoluta assenza di risorse messe in campo. Pazienza per i contenuti; uno, se non li ha, non può darseli da un giorno all’altro. La strana assenza di risorse è stata però dovuta al fatto che coloro che sono finiti in lista con o senza la propaganda non avrebbero spostato di un millimetro la loro posizione. Insomma, i candidati già scelti dagli elettori avevano investito il loro massimo nelle primarie e non si sono sforzati più di tanto per accaparrare nuovi elettori alla coalizione. Che furbata. Questa è stata l’ultima beffa del porcellum.

4. Col senno di poi, forse è stato un errore l’intransigenza passata del PD sulla legge elettorale. È una questione complessa che comunque non è il caso di discutere in questa sede. Una volta però definito che si sarebbe votato col porcellum, allora si sarebbero dovuti prendere gli opportuni provvedimenti. Si sa come funziona il porcellum. Banalmente, vince chi fa le alleanze più larghe. Così lo striminzito polo del Bene Comune, realizzato a stento dopo un anno di contumelie (vi ricordate la foto di Vasto?), era già in partenza azzoppato. Mentre la destra sa bene come funziona il porcellum e si allea con chiunque (si pensi all’alleanza tra Maroni e Berlusconi, tra Berlusconi e i transfughi del PdL), il centro sinistra e la sinistra hanno la puzza sotto il naso: Renzi è troppo di destra, Monti è amico delle banche, Vendola è troppo di sinistra, Casini è di destra, Bersani è troppo di destra (o troppo di sinistra), Ingroia e Di Pietro sono inaffidabili, e così via. L’inqualificabile balletto sulle alleanze – nella campagna elettorale sui media non si è discusso di altro – ha reso inappetibile il Bene Comune e i cespugli circostanti a tutti quelli che non parlano il politichese, col risultato di rafforzare il M5S. Le analisi dei flussi elettorali, con ogni probabilità, confermeranno quanto il M5S abbia pescato tra gli insoddisfatti di sinistra.

5. In questo quadro illusionistico sostenuto da parte del principale partito di opposizione[4] è bastato che Berlusconi e Maroni chiamassero a raccolta le membra sparse del centro destra e utilizzassero un paio di slogan pubblicitari bene indovinati (il 75% delle tasse deve rimanere a livello locale e la restituzione dell’IMU) per guastare la festa al pollo che voleva smacchiare i giaguari. Secondariamente, solo in un mondo del tutto illusorio e autoreferenziale un partito del 25% come il M5S ha potuto nascere e svilupparsi senza che nessuno se ne accorgesse e/o prendesse le misure atte a contrastarlo.[5] Questa è la misura di quanto i partiti e la politica ufficiali siano diventati ottusi, incapaci di capire la società italiana. Il M5S è il prodotto conseguente della decomposizione della politica della Prima e della Seconda repubblica, sia dei partiti che hanno governato, sia dei partiti che hanno fatto l’opposizione. Certo, Grillo ha proliferato sull’anti politica: ma dove era la politica? Quando Grillo ha rifiutato di andare in televisione, era chiaro che i giochi erano fatti.

6. Non ha comunque davvero torto Grillo a sostenere che gli attuali partiti vecchio stile sono finiti (anche se qualcuno di loro avrà l’incarico sospirato di tentare di formare un nuovo governo). Il tempo è definitivamente scaduto. La destra populista è ormai tenuta insieme solo con lo scotch dagli interessi del suo leader e dei suoi gregari. Questo la rende oltremodo precaria, ma anche estremamente flessibile e imprevedibile, pronta a tutto, come si è visto. Il neonato e senz’altro serio e responsabile partito della borghesia di Monti ha mostrato di non avere uno spazio in questo Paese (o comunque di non essere in grado di competere col populismo di destra e di sinistra).[6] Il PD e SEL hanno mostrato di saper parlare solo al gruppo dei loro elettori che è del tutto insufficiente per governare. Non è, tra l’altro, impossibile che nel PD si apra la resa dei conti (che era stata tacitata dall’ebbrezza di una facile vittoria). La speranza generosa di Ingroia di costruire una sinistra antagonista presentabile è naufragata sulla soglia del 4%. Qualsiasi cosa facciano ormai, questi partiti o fanno dei danni, o sono paralizzati, o sprecano delle risorse (bellissimi, col senno di poi, i dibattiti sul voto utile e sul voto inutile!).

7. Adesso i casi sono due.

A) Si può andare di nuovo alle elezioni, dopo un governicchio a termine che s’incarichi di fare una nuova legge elettorale e poche altre cose su cui siano tutti d’accordo. Il governicchio di transizione potrebbe essere una grossa coalizione, un governo tecnico bis (questa volta senza Monti), oppure un governo a termine con l’appoggio del M5S. In ogni caso non è detto che si trovi un accordo sulla legge elettorale e comunque un governo di transizione non potrebbe che alimentare l’antipolitica e portare a un ulteriore aumento dei voti per il M5S (e comunque ciò non assicurerebbe alcuna stabilità per almeno un anno).

B) Oppure si può cercare di governare con il M5S. Non è chiaro se il M5S ci starà. A rigor di logica non gli conviene. Secondo la sua impostazione gli conviene mostrare a tutto il Paese lo stato di degrado del vecchio sistema dei partiti. Gli basterà stare a guardare. Oppure potrebbe decidere di mettere da parte le boutade teatrali e di non forzare la mano.[7] In tal caso avremmo un governo Bersani con appoggio esterno del M5S (oppure, anche se più improbabile, un Monti-Bersani-M5S). Sarebbe un governo letteralmente tenuto per il cappio dal M5S, sotto la minaccia continua di ritirarsi, di far cadere il governo e di andare a nuove elezioni. Non è detto che, in una simile situazione, non si possa fare qualche buona riforma, magari quelle riforme che i partiti tradizionali sono incapaci di fare: diversi punti del programma di Grillo sono del tutto condivisibili (anche se non sempre fattibili). Una situazione del genere però non potrebbe che logorare il PdL, questa volta all’opposizione e senza troppe rendite di posizione da distribuire, ma anche logorare inevitabilmente Bersani, Vendola ed eventualmente Monti. Una successiva elezione potrebbe portare, anche in questo caso, a un ulteriore aumento dei voti per il M5S, senza alcuna prospettiva di rinnovata stabilità.[8] A meno che il M5S accetti in qualche misura di istituzionalizzarsi – ma questo è tutto da vedere.

8. In tutti questi balletti, possiamo comunque immaginare che riprenderà vigore il partito della spesa (molto popolare a destra, a sinistra e tra il M5S) che lo spread tornerà a salire in maniera disastrosa e che si riproporrà il problema di un nostro conflitto con la moneta unica e con l’Europa. Non è neppure impossibile, sulle questioni finanziarie e dell’Europa, una convergenza del centro destra, di SEL e del M5S. Insomma, il vero inconfessato nemico di tutti era proprio l’Agenda Monti, l’agenda della responsabilità.[9] In un simile quadro, se ci sarà uno straccio di ripresa economica tra 2013 e 2014, lo mancheremo nuovamente e ci riserveremo così il posto definitivo di ultima ruota del carro. Manco a dirlo, la conseguenza di tutta questa porcheria sarà quella di un ulteriore impoverimento del Paese che andrà a danno dei soliti noti (così gli italiani, forse, si accorgeranno finalmente di chi è che mette le mani nelle loro tasche).

 

Giuseppe Rinaldi (26/02/2013-05/07/2021 rev.)

 

 

NOTE

 

[1] Non si capisce perché il 20% al M5S debba preoccupare meno del 25%. I partiti tradizionali avrebbero dovuto aprire gli occhi quando Grillo aveva percentuali da una cifra. Si ripete la stessa miopia sociale e politica che aveva colto i partiti della Prima repubblica di fronte alla prima crescita di Bossi e Berlusconi.

[2] Non vale l’obiezione che i sondaggi non funzionano. Al più possono avere difficoltà di previsione con i partiti completamente nuovi o con partiti informali come il M5S. Con un partito come il PD, questo rischio è molto ridotto. Il PD non si è mai realmente schiodato dal 24-25%. Il risultato conseguito alla Camera allo stato attuale (25,4%) esaurisce probabilmente le sue potenzialità.

[3] Sono già intervenuto su questo punto in un mio precedente articolo su Citta Futura dal titolo: Come si fa a perdere le elezioni.

[4] Si sostiene che la linea di Bersani sia stata legittimata dalle primarie, cioè dalla maggioranza degli elettori del principale partito di opposizione. Ebbene, nulla vieta che gli elettori del principale partito di opposizione siano vittima di una colossale illusione collettiva (se vogliamo essere più eleganti, per consolarci, potremmo parlare di una diffusa distorsione cognitiva).

[5] Con ciò non intendo suggerire che il M5S costituisca un pericolo per le istituzioni. Molte proposte del Movimento di Grillo sono del tutto condivisibili (anche se non sempre fattibili). Il problema del M5S è che, allo stato attuale, non offre alcuna garanzia di essere un movimento responsabile. In democrazia, purtroppo, come si è ampiamente visto, i danni procurati dagli irresponsabili poi li pagano tutti.

[6] In Italia la borghesia seria e responsabile non esiste, o è ridotta al lumicino, oppure sembra totalmente incapace di intendere e di volere. Vi ricordate le infinite peripezie della discesa in campo di Montezemolo? Che fine ha fatto la Marcegaglia? È inutile poi ricordare il deprimente exploit di Giannino & Zingales.

[7] I rappresentanti del M5S devono almeno avere il tempo di guardarsi intorno e di imparare il mestiere.

[8] So bene che nel nostro Paese ci sono (e potrebbero aumentare dopo questi risultati elettorali) i sostenitori di una transizione traumatica verso una Terza repubblica che faccia piazza pulita di tutto il vecchio ceto politico. Però abbiamo già visto come è andata con Tangentopoli.

[9] Non ho sentito Vendola esultare per il fatto che l’Agenda Monti è stata sconfitta (una delle poche certezze di questa tornata elettorale!), eppure era uno dei suoi obiettivi principali. Sarebbe anche interessante sapere cosa ne pensano la CGIL e la FIOM (hanno fatto chiare dichiarazioni di voto, per cui possiamo assimilarle a vere e proprie forze politiche). Possiamo immaginare, visti questi risultati, che i precari, i disoccupati, i lavoratori dipendenti, i giovani, i pensionati nel prossimo anno, staranno senz’altro meglio di adesso, anzi, se la spasseranno.